giovedì 24 luglio 2014

a Vallombrosa con capra e cavoli ... di Furio

Mi avevano in parte avvisato, ma è stata durissima, molto più di quello che mi aspettassi.
No, ma mica la corsa, mi riferisco all’organizzazione.
Eravamo io, Tiziano (è svincolato e a settembre s’ingaggia), Paolo Bernini e Alessandro Angeli, avevamo due auto, quattro borse e si doveva cambiarsi, partire da Reggello, arrivare a Vallombrosa, ricambiarsi e tornare a casa a un orario decente.
Alle 7:30 s’era in zona partenza a cercare di risolvere il rebus capracavolistico.
Varie le ipotesi buttate sul piatto nella tempesta di cervelli (passatemi l’esagerazione):
Si va su con due auto tutti e quattro e si torna giù a corsa per la partenza / Va su uno con un’auto e 4 borse e scende con la navetta / Nessuno va a Vallombrosa prima, si mandano su le borse col camion si fa la gara e si torna in giù a corsa dopo / Si va su lasciando una macchina da Archimede e una da Stroncapane e si sbuca fuori da un cespuglio quando passano i primi / Uno va su a piedi lascia una macchina con le borse al Saltino torna a corsa prende l’altra macchina e i tre e si va tutti in Secchieta a veder se nasce i funghi / Si fa la gara con le borse a tracolla e si torna in autostop.
Alla fine s’è dovuto chiamare il Massini che ci ha fatto uno schemino su un foglio per spiegarci come ci si doveva muovere.



La gara in sé era rovinata già dalla sera prima e dal gruppo Whatsapp nello specifico. Alle 22 io, Paolo e Alessandro abbiamo cominciato con i primi timidi messaggi cercando di organizzare il viaggio, alle 23 abbiamo creato un sottogruppo a tre ristretto dove comunicare senza rompere le palle a tutti. Alle 24 abbiamo preso a parlare di quella cosa che ci fa battere il cuore che inizia per F e finisce per A. All’una di notte, stanchi di parlare di calcio, abbiamo scoperto le faccine su Whatsapp. Alle 2 io stavo ancora cercando di decifrare i messaggi dei compari per capire dove dovevamo trovarci e a che ora, messaggi scritti esclusivamente in faccinese. E alle 6 c’era la sveglia.
L’unico che in partenza si mostrava bello e riposato era il top runner Giovanni Miniati che era andato a dormire alle 21 in una camera senza finestre e senza TV e con il suo babbo piantone armato alla porta.
Era così sveglio, Giovanni, che quando in partenza ho tentato il magheggio di scambio chip (il mio con il suo) mi ha sgamato subito. E pensare che mi ero allenato per settimane per quest’operazione, avevo preso pure il Polase.
La gara - Son partito tra gli ultimi cosicché superare qualcuno mi desse un po’ di carica positiva e sono andato su del mio passo. Dopo Pietrapiana, dove già avevo perso tutti i miei riferimenti societari, mi son messo dietro a un gruppetto della Misericordia di Chiesanuova perché pensavo che a mezza salita tirassero fuori la schiacciata. Quando ho realizzato che mi sarebbe stata più utile la misericordia della schiacciata li ho lasciati liberi di andare.
Il clima fresco aiutava anche i più lenti a scalare i tornanti dignitosamente, la salita non presentava pettate particolarmente ripide e un passo via l’altro ci siamo tuffati in un nebbione fantozziano che ci ha portato fin quasi all’arrivo.
Comunque al nono chilometro, sull’ultimo strappo, quando mi sono ingarellato con uno anziano, più di me, a un certo punto dalla fatica ho visto la Madonna. Che difatti poi all’arrivo ce l’hanno data stampata sulla medaglietta. (*)
La classifica parla chiaro e riporta anche il distacco in metri, cosa che ci consente di fare alcune considerazioni: quando sono arrivati al traguardo Tiziano e Paolo io ero al Saltino, quando è arrivato Alessandro ero da Stroncapane, quando è arrivato Giovanni ero ancora al casello d’Incisa.
Mi spiace per Paolo che ha accusato fitte al ginocchio che lo hanno costretto a camminare dal decimo km in poi, se s’arrivava a Cetica magari lo ripigliavo.

(*) – Scoprirò solo a casa, inforcati gli occhiali e sotto un riflettore, che NON trattasi della Vergine Maria bensì di San Giovan Gualberto fondatore dei frati vallombrosani.

A’ Giovangualbe’… e tagliati ‘sti capelli!

Furio

martedì 8 luglio 2014

"….. reduce dell’ultramarathon 50 km Pistoia Abetone" di Franco

Non sono un esperto nel descrivere tecnicamente l’ultramarathon della Pistoia Abetone (neanche le altre gare, sono un pivello come runner), ma questa gara è veramente speciale, una corsa classificata fra le più dure d’Europa come gara in salita. Sono 50 km dico 50 km su strada veramente impegnativa, totalmente diversa dalle maratone che oltre per la distanza maggiore, le salite, anche le condizioni climatiche cambiano dalla partenza fino all'arrivo.
Quest’anno la competizione, ha coinciso con il Bicentenario dalla fondazione dell’Arma dei Carabinieri, che in accordo con il Comitato organizzatore ha voluto inserire uno speciale trofeo riservato ai militari dell’Arma, in servizio e in congedo (non potevo esimermi dal non partecipare nonostante la precaria preparazione atletica “neanche dovessi arrivare primo”). Si sono iscritti tanti commilitoni al traguardo dell’Abetone e quindi il 29 giugno c.a., abbiamo affrontato la corsa dalle mille difficoltà, soprattutto per l’atipicità del percorso (non avevo mai superato la distanza di una maratona).

                          Carabinieri alla partenza in Piazza del Duomo

Pianificando il tutto, avevo pensato di dividere la gara in due parti: la prima parte fino al km 35 circa, da correre a circa 6 min/km, mentre la seconda parte, gli ultimi 15 km di salita, da correre / camminare a 10 min/km. In questa maniera avevo un impegno di 6-7 ore teorico, molto teorico.
In pratica, poiché la realtà supera sempre la fantasia, mi aspettavo di terminare la gara entro le 6 ore (per me sarebbe stata più che accettabile: l’importante è arrivare stando bene e con la voglia di correre ancora).
Ho cercato fin dalla partenza di avere un passo che non mi scomodava, attento nel raggiungere il primo tratto, quello delle Piastre che sono circa 9km, con pendenze molto importanti, dove se non mi regolavo, sicuramente non finivo la gara (l’obiettivo prefissato era quello di arrivare fino alla fine, non guardando il tempo, ma neanche arrivare strisciando), anche perché dopo aver “corso” gli ultimi impegnativi 18km dalla Lima all’Abetone, avevo “l’obbligo” di arrivare “sereno/riposato”!!! e con il sorriso perché avevo “costretto” la famiglia a seguirmi fin dalle prime ore del mattino (non potevo deluderli).
Dopo il paese degli asini che volano (beati loro), incontro David, con cui condivido qualche km insieme, riuscendo anche a scambiare qualche strategia di gara: …. tipo (bisogna correre con calma fino alla vetta, più semplice di così).
Comunque, i km passano e superata la prima salita ho cercato di regolarmi, sempre, anche in discesa, perché la corsa è lunga per poi almeno avere ancora energie a sufficienza da spendere negli ultimi km (è stata una gara regolata, avevo impostato il limitatore di velocità). “Posso fare lo stratega”.
A San Marcello con mio stupore e meraviglia avevo anche il tifo (Milena e Monica), che mi hanno incitato (ci voleva una scarica di adrenalina); in quell'attimo mi sentito un top runner.
Terminare gli ultimi 18 km è stata una vera impresa (dal 38km al 42km ho corso solo per qualche centinaio di metri), che solo grazie allo spirito di sacrificio e tenacia ho potuto superare. Tempo finale 6h 13’ 23’’, che per la classifica del Trofeo Bicentenario mi piazzo al 15° posto su 30 arrivati al traguardo dell’Abetone. Il primo carabiniere arriva in 3h 37’03”, classificandosi 3° assoluto.
Giunto al traguardo dell’Abetone, sono stato premiato con una esclusiva medaglia coniata dal Comitato organizzatore per l’eccezionale Trofeo “Bicentenario Arma dei Carabinieri”.

Medaglia del Trofeo Bicentenario dell’Arma dei Carabinieri

Un plauso a Silvia (incontrata al traguardo dell’Abetone) e David e tutti coloro che hanno affrontato e superato una dura prova, grazie ancora all'apporto determinante di Milena e Monica.


… si nota la freschezza e il sorriso, avevo ancora la spugnetta per struccarmi.


… dure ma sono riuscito a portarle a casa.


Cosa aggiungere ancora, alla prossima……!!!

Franco


giovedì 3 luglio 2014

la "NOTTURNA di SAN GIOVANNI" di Gabriele

La Notturna di San Giovanni per me è una di quelle corse a cui non posso rinunciare. A meno che non mi spezzino una gamba, anche con un po’ di febbre, devo parteciparvi.
Peché? Non lo so. Sarà perché amo le gare nel centro storico. Sarà perché Firenze in notturna ha un fascino unico. Sarà perché… non lo so, ci devo andare, punto.
E così ci vado, per la terza volta. Il mio record personale era di 45’ 31” (real time) fatto registrare nell’edizione del 2013.
Diciamo che posso ritenermi soddisfatto. Record abbassato di un minuto circa. Ho chiuso con un 44’ 34”. Peccato che abbia “smadonnato” per il primo km abbondante per cercare di passare tra la folla. E non sono neanche posizionato male alla partenza. Nonostante ciò, riesco a fare il primo km in 4’ 36”, ma che fatica! Tra lo zig zag ed il saliscendi sui marciapiedi fatico il doppio del normale.
Si va avanti. Ormai però i keniani li ho persi (ah ah ah).
Adesso la strada inizia ad essere sgombra. Si può tirare sul serio. Insomma, tirare… diciamo a fare del mio meglio. Tra il secondo e il quarto km do il meglio, con tempi che oscillano tra i 4’ 00” e i 4’ 15”. Poi inizio un po’ a calare stabilizzandomi sui 4’ 30”, secondo più secondo meno.

Intanto riesco a godermi la nostra meravigliosa città in notturna. La sensazione stupenda che mi da questa corsa è quella di avere le strade della città tutte per noi runners, solo ed esclusivamente per noi. Poi diciamocelo, vedere tutta quella gente in massa che corre sui lungarni illuminati dai lampioni, con le luci riflesse sull’Arno, ha un fascino particolare, che si può trovare solo in una città come Firenze. Non so voi, ma non mi capita tutti i giorni di trovarmi in situazioni come questa.
E così i 10 km stanno per finire. Ormai mi trovo in Via dei Serragli. Avendo dato tutto quello che avevo, senza risparmiarmi, la stanchezza inizia a farsi sentire. Il caldo non aiuta. Se non ricordo male, l’anno precedente, girato l’angolo ed entrati in piazza della Calza, c’era il nebulizzatore di acqua.
Speriamo ci sia anche quest’anno. Lo voglio.
Giro l’angolo. Fortunatamente c’è, e passo proprio nel mezzo alla nuvola d’acqua. Trovato refrigerio, mi accingo a fare l’ultimo km e mezzo rimasto.
Arrivato al Ponte Vecchio i turisti, mossi a compassione, mi incitano. Li saluto manco fossi Stefano Baldini ad Atene 2004 e proseguo.
Siamo in Piazza Signoria. Via Calzaiuoli, ultimi 100 m.
Facciamo l’ultimo sforzo. Provo ad arrivare all’arrivo di slancio. Finita.
Vado a ritirare il pacco gara, che consiste nella solita fruit e basta (si sono sprecati per 10 €).
Me ne torno così a casa, contento per la corsa appena fatta, ma con la voglia di correre presto per le vie della nostra meravigliosa Firenze.

Gabriele

martedì 1 luglio 2014

ancora una 50 ... la "Pistoia - Abetone" di Silvia

Non ho resistito!
Il fascino delle Ultra-maratone è troppo forte per me!
E così ieri ho preso parte alla mia terza “PISTOIA – ABETONE 50 KM”.
Non ero sola a rappresentare il gruppo: David, Franco, “Zero” e “l’intrusa” Santina hanno preso il via con me dalla Piazza Duomo di Pistoia.
Santina ed io abbiamo scelto di correre i 50 km insieme.
Dopo i primi 5 km di pianura, è iniziata la salita che porta a “Le Piastre”, un primo assaggio di quello che ci avrebbe aspettato dopo un paio d’ore.
In quel tratto di circa 10 km, si è presentato un altro problema oltre alla salita: il caldo. Alcuni tornanti erano sotto il so
le e l’afa si faceva già sentire alle 8 di mattina.
Superate “Le Piastre”, è iniziata la parte pianeggiante (una delle poche) lungo il fiume Reno fino al 20° km.
Arrivate a “Campo Tizzoro”, il percorso ha abbandonato la statale e ci ha portate su un sentiero sterrato, indubbiamente quello che preferisco!
Finito il “mini-trail”, breve salita verso il “Passo dell’Oppio” e poi via verso “Gavinana.
Temibile discesa in direzione “San Marcello Pistoiese”: bella pendenza da gestire con attenzione onde evitare troppe ripercussioni sulle gambe già stanche.
Al traguardo dei 30 km, ho trovato Milena e Monica. Mitiche!!!
Monica pronta a correre con lo Zero fino all’Abetone, Milena che mi ha supportato in macchina fino all’arrivo. Grazie ragazze!!!
E finalmente è arrivata la salita vera: dal 34° al 47° km una pendenza costante, impegnativa con tanti tornanti.
Non sono più riuscita a correre se non per brevissimi tratti.
Santina ha accusato un forte dolore al ginocchio destro che l’ha messa in difficoltà, però ha stretto i denti e ha continuato l’ascesa.
Io salivo con “passo trail”, molto redditizio perché, come dice il mio amico Duccio, negli ultimi km ho fatto un bel “filotto”!!
Sono riuscita a correre solo in alcuni tratti degli ultimi 3 km anche perché le gambe erano durissime ed ero a rischio crampi.
Ho passato il traguardo in 6 ore 55 minuti con le mie bambine per mano.
Fantastica avventura!!
I miei complimenti a tutti quelli che stanno condividendo con me ancora oggi questa meravigliosa esperienza!

Silvia